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SESSIONE XXXIII.

CESARE astratto, scrisse

Tutto è silenzio: che maestosi oggetti! dove mi sia no 'l so: chi mi guidò non viddi: son contento.

Commincia la moltitudine a muoversi: che splendor li circonda! uno verso di me tranquilmente si avvanza: ché mansuetudine! Egli sorride: ora mi cuopre: colla mano candida un semplice mazzo di fiori nella destra mi pone: che piacer i sensi miei a vicenda con lui respirano! Ora siam giunti.

Numi, che veggio? la tua propria immagine! quanto splende: che candidezza! Ora ti elevano al lato di una cortina trasparente: insieme a te vi sono tre: uno ha l'aquila dorata in petto: l'altro non lo vedo in faccia, ma egli è incatenato d'infinite fiamme di fuoco: il terzo ha le ali ai piedi e agli omeri altre due picciole sullo spazio della fronte con un aria assai vivace : li altri due e tu stesso, tutti insieme siete dominati da lui. Ora ti cuoprano: che arcano!

Non longi veggio la tua: oh Numi, quanti raggj la circondano: mai non la viddi sì bella! ella si approssima a te: vicino a lei uno la segue: anch'esso incatenato d'infinite fiamme di fuoco: egli mi si approssima: vicino a lui un altro lo precede: egli ha cinque corone, una civetta sull' crine, ed è soggetto a quello infiammato: oh Dei, che mai sarà? sotto all' istesso velo che ti cuopre eglino si nascondono.

Ora una lucidissima schiera si approssima: che serene immagini ! tre sono i capi: uno è il coperto, l' altro è quello del tubo, ed uno che mai non viddi, a guisa di un astro il suo disco verso di me ne volge.

Sopra a quello siede una diva più bella del sole nell' far l'aurora: essa è cinta di venti quattro stelle: che beltà! un circolo diviso in trenta sei epiciclj: temo che andrò in deliquio: ambi scuoprano quel velo che ti copriva, e fra quei circoli ora ti attragono.

Ora sei nel centro, e i due incatenati di fiamme si abbrac ciano insieme: come sono d'accordo! il mio delle corone li segue: l' altro dell' aquila ancora: e quello che ha l' ali sull' crine e ai piedi ti prende per mano e un poco distante da questi ti riticne.

La tua, con una bianca veste in mano, vestirti vuole: ma quello che ti trasse a sè non lo permette: in quello devo entrare anch' io: ora mi fa ponere il braccio destro. Tutto è fuoco: l'armonia della schiera commincia un ara nel centro a fumare.

La diva che sta sull' astro si concentra nell' vestibulo: ella sarà l'oracolo per te: ed a misura che li odorosi incensi cessano la sua voce commincia: che suono tuonante! esso m' impone quasi pavento. Tutto si oscura: solo un fosco lume nel tuo e nel mio viso risplende.

Oh cielo, che sento! La voce dice che li due incatenati di fiamme sono il nostro destino: quello che ti ha involato alla tua è Mercurio: quello dell' aquila è il tuo Genio soggetto a

lui: e il Destino non essendo libero per causa che il Genio seguendo te segue Mercurio, sta immobile incatenato col mio, il quale dipende dal presente oracolo.

Ora tace, e l' ara commincia fumare: che vampe confuse: che tremendi accenti! questi pronunciando, mi dice, saranno in versi: anzi un vaticinio diretto a te. A misura che offusca li detti suoi la tua, per sostegno, soave ti accoglie in seno. Con quanto amore per te s' impegna!

ORACOLO DI MIŊERVA.

Nota. Qui pensai d' interromperlo; non mi piacque così affron tar il cielo mentrecchè Avena temendo di andare in deliquio, di tanto in tanto impalidiva, e quasi gemeva di passione: vedendo ancora parlar del mio Destino incatenato di fiamme, e che si era formato un tribunal celeste per pronunciare fra vampe confuse, e con tremendi accenti un oracolo per me: che Agnese mi accoglieva in seno per sostegno, e che con particolar amore s' impegnava per me: dico, "Oi, Avena, sospendiamo; ti desto?" Avena, moltissimo disturbato- Non sò, se rispose Sì, o No: impaziente cercai coll' metodo solito di destarlo: ma che seguì?

Avena diede in fortissime convulsioni, e per lungo tempo restò in guisa con le mani paralisate: fu veramente una scena per me spaventevole. Coll' soccorso poi dell' acqua fredda in copiosissime dose sopra tutto il corpo, finalmente dopo mezz'ora ripristinò.

Cosa è stato, domanda, Avena? Ho creduto di restare storpio.

E li contai il fatto. Ti ho destato perchè credevo dalle tue smorfie che si andasse addirittura all' inferno: legga la Sessione, e vedrai. Si lesse, e si rilesse, e con pausa si è ponderata e poi ci siam detti la combinazione è veramente bizzarra, ma la fantasia travagliata dalle prevenzioni volgari è quella sola che ha potuto imponere.

Restassimo d'accordo che in sostanza tutto era in ordine, e che si poteva senza timore andare a confronto dell' oracolo sospeso. Onde cinque giorni dopo, ossia il terzo giorno della Ottava decima Nonada, confessando, mea culpa, si cercò di nuovo,

SESSIONE XXXIV.

ESARE astratto, scrisse

Nulla respira: scintilla un lume in gran lontananza: egli si approssima: che tranquillità! nell' centro di esso una con una gran chioma intrecciata di gemme verso di me il suo piede ne affretta: eccola! che capriccioso aspetto! ella con cinque altri scherza, ma con me, no!

Ora si scuopre l' adorabil seno: che bellezza è mai! ora commincia: che voce lusinghiera! mi dice, "La tua fida diva son' io che negli Elisi ti guidai: vedendoti in questa sera abbandonato ti venni assistere, non per compagnia ma per consiglio.

"Poche sere sono, Minerva ti accolse nel suo proprio tripode: ma per causa della inquietudine agitata di Baldvino ti sciolse dai laccj preziosi: ti ridusse coll' averti svegliato nell' fervore dell' oracolo, ad una convulsione non commune: appena fosti sciolto Minerva pronunciò il benigno oracolo: tutto si rasserenò: dovevi essere consolati: ma siccome l'individuo di Baldvino non è ancor purgato da quel impeto che in ogni cosa lo rende subitaneamente inquieto, il tutto turbò.

"Minerva, appena pronunciato l' oracolo, sdegnata contro il coperto, e contro di quella in bianca veste: con quello dell' aquila, e quello del tubo : insieme a Mercurio concentrandosi : li lascio tutti, con quello dell' astro, rinchiusi in luoco

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