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Communque sia, il mio interesse non è ch' egli più
lunga dimora con Melibeo facci e basta: lasciami,
più bel momento non sarà (lenta di alzarsi.)

ARGOS. (con mille segni di adulazione lo trattiene dicendo)
Più bell' occasione trovar non puoi per disfartene.
Noi, se vuoi, mediante un equivalente, lo comprarem
da te, purchè sicuro in nostre mani sia,

CILONIO.

MILINTO.

Che bravo ministro che tengho!

E impagabile.

DON FASTIDIO.

Da quel che vedo, mi vuol condurre a rinfrescar le bastonate.

LEUMENIDE.

E bene, qual premio mi dai? (ora a parte.) La mia fortuna è fatta.

ARGOS. (a parte.)

Che avvidità! (a Leumenide.) Ecco, ecco, quelle gemme se vuoi nell'istante.

MILINTO. (va accommodando le varie pietre preziose in apparenza, ma in sostanza false.)

CILONIO. (a parte.)

Chi va per ingannare, ingannato sia: per me, a riguardo di Melibeo, un inganno non è! egli di dovere mi appartiene.

LEUMENIDE. (resta confuso nel veder le gemme, e senza più negoziar accetta quel che l' offrano e dice)

ARGOS.

CILONIO.

Tutto questo va bene: amo che sia vostra preda; ma a condizione che non li sia fatto verun insulto.

Te 'l prometto.

Ecco la fè giurata.

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(Mentre si alzano per andarlo scorgere, Cilonio dice così a Argos)

CILONIO. (a Argos.)

ARGOS.

Come farem? Egli ti conosce; Milinto ancora: e poi involarlo in un bosco sacrato a Diana.

Vedi quella irsuta pelle di smisurato leone? con quella sarà la mia cura d' involarlo.

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Io e Don Fastidio andremo insieme col globo magico trasparente: intanto Milinto, per non esser scoperto, andrà cacciando non lungi di Melibeo, fingendo d'inseguire qualche selvatico: Melibeo che caccia anch' esso, geloso della preda, seguirà i suoi passi; ed io con il globo facendo del rumore, Timi Dafni si sveglierà. Vedendomi con tante belle cose, figure di mitologie: egli non potrà far di meno che accostarsi, desideroso di veder l' interno del globo: io con quel licor balsamico che tiene Don Fastidio, ungendo quella parte del globo, Timi Dafni verrà insensato, onde non sapendo più cosa si faccia, lo poneremo nella pelle del leone : quando lui sarà la nostra preda; Melibeo, che Milinto non perderà di vista, con la forza vincerlo saprem.

LEUMENIDE.

Olà, forse qualche insulto?

ARGOS. (a parte.)

Troppo incauto io fui nel parlar: finger conviene. (ora a Leumenide.) perdona, fu un sbaglio: volevo parlar di Timi Dafni; se in caso fuggisse, converrebbe la forza.

DON FASTIDIO.

Che furbo!

MILINTO.

CILONIO.

ARGOS.

Purchè il mio colpo senza periglio si faccia, nulla m' importa.

Jo sono sospeso.

Sì, Sì, t' intendo: forse perchè la barba la ho, ne ancor decidermi non sò a reciderla? purchè il tutto si vinca la barba recido.

(E con una prestezza indicibile si taglia la barba per non essere riconosciuto: Cilonio e Don Fastidio se ne ridono; però che Argos non vede: e allora Argos seguita)

Eccomi pronto: Leumenide, insegnami il luoco.

LEUMENIDE. (conducendoli sulla cima della vetta li fa vedere un boschetto in fondo della valletta, e li dice.)

Là Timi Dafni riposa !

(Questo boschetto forma una picciola collinetta, ed il rio la bagna tutto intorno.)

ARGOS.

Leumenide, seguimi.

LEUMENIDE.

Ah, non affliggermi di più; sento un tormento nell' alma; un rimorso; povero Timi Dafni; benchè tu sij il mio martire; eppur, oh Dio! ti compiango.

(Mentre che Milinto va da un lato per incontrare Ergene creduta Melibeo; Argos e Don Fastidio con le due bocciette sulla gobba, vanno verso il boschetto: e mentre questi scen

dono, Leumenide, con un' arla turbata, volgendo lo sguardo verso Timi Dafni, canta li seguenti versi.)

Quel cuore sincero

Non l'odio, non l'amo

Lontano lo bramo

Felice qual visse.

Òra si arresta e sospira

Quel cuore sincero

Ora ricommincia.

Non l'odio, non l'amo

Lontano lo bramo

Felice qual visse
Vorrei che partisse
E'l lido primiero
Tornasse goder.

(E terminando i versi va a far compagnia con Cilonio sino che abbino nuova del successo: parlano insieme, ma non li sento più: perchè quello che mi guida, verso il boschetto ov'è Timi Dafni mi attrae.

Giunti siamo: Argos è ancor lontano: mentre che Argos si avanza, Timi Dafni, senza scorgerlo, si alza e va incontro ad Ergene, che li fà segno di aver fatto buona caccia: ora s' inoltra nel luoco opposto del boschetto: non lo scorgo più.

Ora commincio vedere dalle falde del rio Melibeo che si avanza, ma con un' aria di franchezza: non lungi di lui, sull' opposta riva, Erinnia va cacciando delle pernici.

Ora Melibeo si pone sulle tenere erbette a riposar. Argos avanzato in questo sentiero dice)

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