Billeder på siden
PDF
ePub

La Tua in bianca veste con un'aria assai dolce, mi dice che avrei fatto un gran fallo se avessi preso quel scial cremesi, perchè non è suo voto; la disposizione per prendere quello quasi nero fu molto gradita dal celeste coro: ma nel tempo stesso quando un uomo, seguace di Cilonio, tenta di opprimere con un arduo prezzo l'altro suo simile, cessa allora il voler de'Numi. Non si prese; non si compij il mio desio matterialmente, è vero; ma in cangio, mi basta la bella disposizione del generoso Baldvino: dunque l'obbligo suo sarà di compire il mio voto quando, senza turbarsi, potrà eseguir quanto prescrisse il fido compagno del canestro di rose.

Regola per quest'anno nuovo secondo del Viaggiator divino. Prima di tutto si è, che dovrete osservare con più di regola che si può, di compartire il tempo con un certo limite da nove in nove giorni.

Seconda regola. Che Baldvino deve dare a Cesare al primo giorno dell' anno: al trionfo di Apollo! e al trionfo di Giahàan: prima che esca da casa un fior qualunque: e così felici vi vedrò.

Io devo elevarmi a volo con quelli due che stavano sulla colonna della conchiglia: quelli due sono i vostri genj: la colonnetta che li sospese di fuoco, fu il vostro destino:

Nel centro di quelli andrò a festeggiar—

Voi in terra, e noi in cielo!

Ora parte.

La Fortuna si avanza: quanto è maestosa! altro non mi dice che di scrivere le seguente giffre- F. D. A. M. I. C.

(Nota. E fece moto di scrivere ancora qualche giffre; ma portava la mano fuor della carta―di maniera tale che non fu possibile di raccapezzarle: cosa rimarchevole che ogni qual volta che ebbe a scrivere delle giffre, s'è dovuto sempre vedere qualche consimile disordine.)

Ora mi cuopre di fiori e nel spargerli mi dice che dobbiamo fare un poco di attenzione in avvenire; e non quasi in un obblio lasciare quello che lei detta, per la sola ragione che noi non ne comprendiamo niente: ora si eleva.

Quello del tubo, egli ha un gran velo: non parla: segue quello di Esculapio: vi sono due schiere che si avanzano; ma egli, per non trattenermi di più, con loro mi fa entrare nel tubo; e nel entrar mi dice," tutto quello che vi è di personale per riguardo agli avvertimenti, devi lasciarlo nel copiare a parte." Ora con che velocità—a fior dell' Orizonte noi siamo: che mormorio: una nubbe mi toglie dello spazioso orizonte la vista: ora commincia a dileguarsi: fra i cipressi siamo nell'antro: quanto è lucido! che placidezza! nessuno non v'è; il tubo mi lascia: col coperto soletto alla lapida andiam: eccoci! quanto son chiari quei quasi sin or sepoli caratteri.

FINE DEL CAPITOLO.

E se il languido cuor li suoi raccoglie
Dolci sospir del conjugale amplesso
Mancar mi sento sulle mule soglie

Nel lasciar sull' urna il mio labbro impresso
Consonta ormai l'accesa face in petlo
Maribonda giace coll' ombra a pesso
Volgendo i lumi sull' estinto oggetto

Vacillante, ohimè, fra mesti deliri
Vivo, e moro senza sperar più affetto
Ma pria che l'alma sulla tomba spiri
Vedovella fedele, casta qual vissi

Consacro a lui gli ultimi miei sospiri.

I lumi si offuscano-Svegliami.

[ocr errors]

Tutti i Versi Capitolo reuniti sono come segue: traduzione dal Greco literale.

Artimisia lamenta alla tomba di Mausòlo suo estinto con

sorte.

Oh fiamme, amalé fiamme! oh sacri accenti!
Perchè cangiasti, ohimè, l'augi serene
Nel margine fatal de' miei lamenti?
Oh giusti Dei che ingannatrice scene
L'aura confonde: e in queste reggie mura
Le delizie cangia in tante pene!
Perchè voi, sante leggi di natura,
Non mi serbaste al seno il pio consorte
Che abbandonato giace in tomba oscura?
Ora che più non v'è chi mi conforte
Perchè, voi Parche, dell' eterno obblio
Non daste a me insieme a lui la morte?
Che mi serve il diadema, oh destin rio!
Che più mi giova quel serto regale?
Deh, che mai più vedrò l'idolo mio
Conforto, ne ragion, per me non vale
Perchè se miro la mia fida stanza
Ferir mi sento da un palor mortale?
Vedo il deserto letto-ahi rimembranza!
Trovo le varie sue pendenti spoglie
Ma di vederlo-non ho più speranza!

XX

E se il languido cuor li suoi raccoglie
Dolci sospir del conjugale amplesso
Mancar mi sento sulle mute soglie

Nel lasciar sull' urna il mio labbro impresso

Consonta ormai l' accesa face in petto.
Moribonda giace coll' ombra appresso
Volgendo i lumi sull' estinto oggetto
Vacillante, ohimè, fra mesti deliri
Vivo, e moro, senza sperar più affetto
Ma pria che l'alma sulla tomba spiri
Vedovella fedele, casta qual vissi
Consacro a lui gli ultimi miei sospiri.

[merged small][merged small][merged small][ocr errors]
« ForrigeFortsæt »