Quello, inciso in anello, che tu tieni in dito, Archilaus, uomo di grand' scienza, è il grand sacerdote che a ricevuto Ptolomeo Aulete nel tempio di Effeso, quando era discacciato e fuggitivo. Per ricompenso della sua ospitalità, li diede in isposa la sua figlia Berenice; e poi, per via della moglie, regnò sei, incirca sette mesi, in Egitto. Questo, conoscendo li scrutinj degli oracoli, fece, che la sua politica male accordandosi colla pura filosofia, li preti Egiziani, per invidia, fecero nascere la rivoluzione per discacciarlo dal trono; ove combattendo contro il valoroso Gabinio, incontrò la morte. Dopo rimesso Aulete sull' trono, Pompeo, non essendo andato contro i Parti, venne in Egitto per ricevere li omaggj di Ptolomeo Aulete; e venne con sei legioni veteranni. Ptolomeo avendolo incontrato vicino a Rossetto al suono di molti istrumenti, li fece passare sopra una barca dorata ; indi, poco distante, dopo varie ceremonie, vennero in discorso della famosa Colonna. Ptolomeo l'invitò a vederla; e quando furono giunti, Pompeo il disse perchè non la fai inalzare? Ptolomeo Aulete rispose, Aspetti, che ti facio sentire il mio flauto, che poi ti dirò il perchè nessun de' miei antenati, nemmeno io, non l'ho fatta inalzare. Terminato di suonare, il disse "suonai questo flauto in "onore di Ercole; perchè lui solo, come Semi-deo, potrebbe "inalzare questa gran machina!" Pompeo, spinto da questa risposta; per far vedere la grandezza dell'ambizione Romana, in pochi accenti il disse"La gloria non è a me di averti messo in sul trono, perchè io "non ho combattuto con le armi in Egitto; ma per farti vc"dere che io son Romano "Combatterò per la magnificenza:-Io inalzerò questa "Colonna!" Come Pompeo non ha fatto alcune vittorie in Egitto, ma che le fece fare per il suo luocotenente generale Gabinio, Tito Livio, grande autore, scrisse di Pompeo in Africa; scrisse di Pompeo in Tauride; scrisse di Pompeo in Armenia contro Tigrane. Parla di lui in Giudea, perchè fu quivi vittorioso lui in persona; lo descrive in Siria, perchè ha quivi ditronato un rè. Parla di lui in Farsalia, perchè fu quivi disgraziato; ma non parla della sua venuta in Egitto, nemmeno della Colonna, perchè l' inalzamento della Colonna fu un puntiglio. "Si ha voluto eguagliare con questa azione ad Ercole!" Siccome Ercole era in quei tempi un Dio del tempio Erecleeno, il quale presiedeva a tutti i gran monumenti quasi sopra naturali, non bastò nemmeno a Serapis d' inalzarla. L'invidia fece, che dopo della morte di Pompeo, si scrissero li monumenti di Cesare, e non quelli di Pompeo. Fra quei tali che volevano dare i loro nomi alla Colonna, Cesare, Marc Antonio, Augusto, Tiberio, Marc Aurelio, Adriano! Tutti questi si sono sforzati a far chiamare la Colonna per il loro proprio nome. Però, malgrado l'ambizione loro, il merito di un nome sì glorioso resto a chi dovuto, il quale fu Pompeo. Perchè fu infine disgraziato, ogni scrittore voleva dare la gloria dell' inalzamento della Colonna a qualche altro Eroe; ma il popolo che vivea allora ha propagato insensibilmente il nome, a dispetto di tutti i scrittori invidiosi, che non hanuo k detto quello che apparteneva a Pompeo. I loro figlj anche in oggi, fra i barbari Arabi, riconoscono nella Colonna, coll' lume della giustizia, il nome immortale del glorioso Pompeo. E gettò la penna, con che il risvegliai. It was extremely difficult to make out several parts of the present elucidation, owing to the rapidity with which the Poet had written, and the frequently recurring necessity of replenishing his pen with ink. Nor would it have been possible to decypher them in any shape, unless I had closely accompanied his pen with my eye, and was thereby enabled to reconnect the broken threads; for to the Poet himself, it was as strange, as to the greatest stranger. Made plain, however, by this attention, what will the reader say of it? That it may be true, or may not be true; for who is to ascertain it? This, indeed, the unthinking part of the world may say, but not us! What we can say with good conscience, is, that it was given to us from the magnetic sleep; that it was given to explain a question, concerning which, we believe, no traces in history are to be found; that the subject was the famous Alexandrian pillar, than which no monument of human achievement was more worthy of just and faithful attribution; and that it bears upon the face of it, all the characters of originality and truth, This we can say, and if the world will be pleased to say with us, they will say, "Then, if this elucidation is not a poetical fic"tion, nor in any wise to be attributed to any self-sufficiency of "the Poet, it may then be lawful to question whence; how "came it thus ?" And the answer is this "To ask or search, I blame thee not, for heaven "Is as the book of God before thee set "Wherein to read his wonderous works, and learn." Therefore, let the Reader conclude proceed. for we must Now, to avoid the inconveniencies complained of in our hitherto practised mode of writing, I began to think of changing the pen for a pencil; of providing larger paper; and of compaging the leaves in a certain order. I thought of adapting a desk to the posture of a man sleeping in a great armed chair; his body falling back to the partition wall, against which his head apposed; and his hands stretching forth, of course, on the desk placed before him to write. And having compassed these things with very good effect, we proceeded to adventure again. From this time, however, we thought of distinguishing our sittings by the more dignified name of Sessions, the next in order being the seventh. March 22, 1795. SESSIONE VII. FOR subject of the Seventh Session, the Poet for three consecutive nights had been dreaming of the Goddess Fortune, who appeared successively before him in great beauty, and with looks of heavenly loving kindness towards him; beckoning to him to follow her, which he did, and she leading him through a wonderful variety of beautiful and enchanting scenery, and presenting particularly to his attention two wheels constantly turning in. opposite directions; the one, throwing off, by its centrifugal motion, every thing that is grateful and pleasant to the senses; and the other, moving in a contrary sense, throwing off by the same law and principle of motion every thing destructive of delight, and of course inflictive of pain. He, wishing to know the meaning of these dreams, they were proposed as a subject for our next enquiry. AVENA astratto, il dissi: De' tuoi sogni, una spiegazione s'è lecito? -E scrisse |