Sono finalmente giunto, ma due altre dive mi disputano l'entrata. L'una mi dice che mi vuole precipitare in un pozzo; l'altra mi vuol chiudere in un forno. Oh, che brutta situazione! il Genio lo vedo, ma lui non mi vede a me! Temo che se non mi svegli subito, che son precipitato. Onde subito lo risvegliai. Risvegliato che fu, fuggì via con tutta sollecitudine, e andò a riffuggiarsi in camera sua. Dopo qualche tempo ritornò, dicendo, Temevo di suffocare per il fumo che avevo in bocca e tutto intorno alla bocca; soggiungendo, Ma se ho provato dei grand' piaceri nell' magnatismo, ve ne sono anche dei gran' dispiaceri. Li dissi, Già dalla discordia insorta da bel principio, mi erò mal augurato del esito. Io stesso avevo torto d'insistere. Siamo così avvertiti per l' avvenire. Queste dive di cattivo augurio, le credo in parentella stretta colle cattive passioni onde l'uomo è frequentemente signoreggiato. Conviene regolarsi, perchè se dà il bene nell' alto grado, potrebbe anche dare il male con misura proporzionata. Poi, con chi si tratta? Ravvisiamoci, Aprile 26, 1795. SESSIONE XVI. DALL' ultima disgraziata Sessione non s'è più parlato di magnatismo: finchè oggi, tornandogli il mal di dente, mi disse, Voglio un sollievo per il mio male. Onde astratto, il proposi, Un sollievo per il tuo male? E scrisse Io sono stato tradito! non è veramente l'ombra della tua Prediletta, ma bensì una di quelle dell' altra sera - - - - - in somma disordini-non ne diremo altro, se non s'è che per non esser più soggetti a simili disturbi, promette il Genio di Marte di accompagnare domani a sera il debol Genio di Agnese in persona, e che allora la scena tutta si spiegherà. Aprile 27, 1795. SESSIONE XVII. PER andare incontro alla promessa visita del Genio di Marte, si entra congenialmente in Sessione. Onde astratto al solito, scrisse Più bello d' un astro l' adorabil Genio che ier' sera fu rinchiuso. In compagnia del Genio di Marte sorpassò ogni ostacolo. Quella che precipitò era la Gelosia. Ora mi conduce per una strada tutta piena di ambrosia. Oh che buon odore! questa è adornata d' una volta con ogni sorte di frutta. Vedo, ma nel andar, mi dice che per non aver da incontrare un Genio che mi perseguita, dovrò cambiar di strada. Fra otto minuti andrò, ma dove non sò. (Sospese otto minuti.) Sono nella via lattea: Che spazio immenso! Dovevammo passare incontro a Mercurio, ma per causa d'una cometa siamo fra due satellite di Saturno: Che vastità! Sento li abitanti del terzo satellite, che fanno un gran strepito: Vorrei vederli, ma il Genio mi dice che in quattro minuti dobbiamo passare la regione del fuoco. Vedo di quà il nostro globo: Misero me, quanto è picciolo! Benchè fiamme pareano, e pure fiamme non sono: Comincio sentire l'armonia celeste: Dei immortali, che delizie; che fragranti odori; che melodia! Mi dice il Genio che sento e vedo solo quello che possono li miei umani sensi sentire; se no, morirei! Ora si apre un vestibulo, e là vedrò la tua Prediletta: Oh Numi quanto è bella! Vedo vicino a lei più di cento teste con le ali, che volano in compartiti cori cantando intorno: Che voci angeliche! Come graziosa mi accoglie! Soavemente mi dice di dirti, che se lei non ti fosse comparsa nell' insonno, saresti perito dopo sei mesi. Per poterti apparire fu assai contrastata da quella che ieri sera fu precipitata. Mi dice di dirti che da ora in avanti verrà lei in persona a farti d' intanto intanto qualche visita, e questo però perchè tu tieni l' oracolo in casa, il quale son io. Non spedirà più il Genio, perchè è troppo debole per contrastare colle dive di cattivo augurio. Ora mi mostra l' angolo dove si finisce il tuo appartamento: Che giardini, che cose! Il mio vedo ancora, che comunicherà col tuo. Quel che mi dispiace si è, che non vi posso soggiornare da adesso, nemmeno raccontarti le divine rarità. Ora mi fa saggiare del nettare; Oh eternità! perchè non comincii adesso a farmi felice per sempre? Ora mi avvisa di dirti che la tua felicità consisterà sintanto che mi sarai amico, e poi soavemente mi dice di tacere, e scrivere quello che mi detterà dal suo proprio labbro per te ; e devi conservare quei versi come il monumento il più prezioso de' giorni tuoi: e poi mi lascierà tornare contento. OTTAVA AMOROSA DELLA TUA BELLA ED IMMORTALE AG NESE Longi, Ben mio, dai lascivelli inganni Vissi per te, solo te stesso amai Appena sentj li amorosi affanni Dalli tuoi rapita innocenti rai Le mie dolci fiamme sul fior degli anni Nel tuo bel core a sospirar lasciai Sospirai anch' io sinchè in un sonno ameno Soave discesi a consolarti in seno. E lasciando cadere il lapis, il risvegliai. Legga, legga, dissi, questa divina Ottava! ma sì da vero che la conserverò come il più prezioso monumento de' giorni miei. Quasi, quasi, di consolazione mi si attrista il cuore. Ecco dunque un' altra prova della possibile communicazione coll' Cielo. Parlando dei Druidi, il noto Blair ha scritto; "Quest' ordine di persone, e il loro governo sembra formato sullo stesso sistema dei Dattili idei, e dei Cureti degli antichi. La loro pretesa communicazione coll' cielo, la loro divinazione, e magia, erano le stesse. La scienza che avevano i Druidi delle cause naturali, e di certi corpi, frutto dell' esperienza di molti secoli, acquistò loro grandissima riputazione trà il popolo, &c." Forse dunque che il Dottor Blair, con questo epiteto di pretesa, - preposto alla possibile communicazione, asserita da' Druidi, coll' cielo; ha voluto attribuire ai Druidi stessi una ingenua facolta o prerogativa, assuntasi dai Druidi, di communicare arbitrariamente ed a beneplacito coll' cielo. E allora crederessimo ancor noi, che non sarebbe che pretensione mal fondata. Ma coll' esperienza che avevano da molti secoli derivate, e colla riputazione acqui |